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Le tenebre non prevarranno

Le tenebre non prevarranno

Nell’austera navata di una vecchia chiesa, una corsa di luci e colori declina in un nuovo alfabeto l'eterna battaglia del bene col male.

È una lotta, muta, tutta per immagini, da vivere con gli occhi, lucidamente catturata in scatti fotografici abili, precisi, imparziali.

Due figure - sagome dalla parvenza umana - si stagliano monumentali e spiccano come fari nella quasi oscurità della stanza, avvolte nei loro lunghi mantelli dai colori-segnale.

Bianco: ordine, neutralità, purezza, spirito; una candida macchia nella penombra diffusa, ripresa, di tanto in tanto, dai colpi di luce dove finestre e rare fessure forano le mura.

Rosso: fuoco, vita, energia, ma anche dramma, grido d'allarme, ferita. Presenza sinistra e unica, sferzante nota di colore che accende violenta il tono neutro circostante.

Sono una accanto all'altra, sedute e poi in piedi, ferme, simmetriche, diverse ma uguali, pari. Un fascio di luce chiara fende l'aria polverosa e si getta su entrambe, e i volumi, forse corpi, si intuiscono nel chiaroscuro tornito dei mantelli.

Sono vicine, quasi si abbracciano, ma quello che sembra un gesto di pace diventa presto l'inizio di una tensione crescente fino allo scontro: una tenta di afferrare l'altra; Bianco si divincola, sfugge dalla presa, senza nascondersi scappa lontano. Rosso lo insegue, incalzante.

Nulla di troppo evidente, tutto si risolve in modo pacato e silenzioso. La tensione della scena segue quella compositiva, cresce con l'aumentare delle linee oblique e sempre meno regolari, dagli angoli acuti generati dai mantelli che si impigliano qui e là.

Cogliamo la velocità quando il pulviscolo intorno, smosso al passare delle figure, sfarina; quando i contorni svaporano e le sagome diventano scie, quasi pennellate di colore, semi-trasparenti sul fondo di un ambiente che rimane nitido e immobile.

Seguiamo il loro elastico rincorrersi nelle inquadrature che a propria volta si allargano e si stringono.

Il racconto avanza per frammenti, per colpi d'occhio che si susseguono senza fluidità. Le due figure sfuggono una all'altra tanto quanto il loro scontro sfugge alla ragione.

La tenebra avvolge e chiude; non vince, però, finché qualcosa continua ad avere in sé luce. Nell'ultimo scatto si compie il frammento finale, e il dinamismo è ormai del tutto esplicito.

Bianco vola in alto, Rosso, senza più volume e consistenza, cade: le tenebre non prevarranno.

Margherita Mauri

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